NANTES LUBRICIS PELAGI
di Riccardo Bandiera
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CONCEPT
“…Noi siamo la nostra memoria,
noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti,
questo mucchio di specchi rotti.”
J.L. Borges
In un tempo lontano scandito da ritmi diversi, le sorelle Mnemosyne e Lete incedevano inseparabili e complementari, con l’intento di garantire un equilibrio indispensabile alla vita dell’uomo, in cui la dialettica tra memoria e dimenticanza permettesse il generarsi di una nuova vita. La prima, dea della memoria, tratteneva tra le proprie dita ogni reminiscenza essenziale, per poi lasciare alla propria gemella, il cui nome rievocava quello del fiume dell’oblio, l’ingrato compito del filtrare e dissolvere coscienza e ricordi. Al loro malinconico passaggio, la natura dell’uomo doveva e deve tuttora la sua sopravvivenza. Coppia di opposti indissolubile, essa permetteva di approdare a una nuova vita, situata sulla riva opposta rispetto a quella precedente. La partenza sull’acqua, d’altra parte, è stata considerata a lungo allegoria di necessaria metamorfosi. Oggi chi si accinga, più o meno consapevolmente, a compiere questo processo, non potrà fare altro che ripercorrere le gesta del misterioso tuffatore di Paestum, che da un’antica e intatta sepoltura invita a addentrarsi nelle profondità con armonia ed eleganza, per uscirne purificati in un altrove di cui non si padroneggino i contorni. Di certo le acque oscure potranno non sembrare da principio accoglienti e immobili, piuttosto si muoveranno come mari agitati, all’interno dei quali la sensazione principale potrà essere il timore, alternato a inquietudine, tristezza, smarrimento. Tuttavia, l’oblio favorirà poi un’inaspettata e insperata quiete, capace di appagare lo spirito permettendogli di ritrovare forma nuova.
Figure metaforiche contemporanee, le nuotatrici della serie fotografica di Riccardo Bandiera sanno -al pari dell’antico tuffatore- immergersi senza annaspare nel fiume Lete, assecondandone le correnti e attraversandone le sponde, muovendosi con la grazia e l’espressività proprie delle attrici di un film muto che si svolga fuori da ogni tempo conosciuto. I loro gesti sembrano ripercorrere quelli di Orfeo, rivivere la sua indecisione sul procedere o il voltarsi, sul trattenere o lasciar definitivamente andare: come il cantore esse immortalano il dolore della perdita, cercando di ripercorrere con i propri gesti i fuggevoli contorni del reale. Non sanno, le nuotatrici di Bandiera, se i propri ricordi affiorino in superficie o affondino come sassi, scolorendo e divenendo oscuri a causa delle torbide acque del fondo. Esse attraversano uno specchio increspato in cui fluttua inesorabile il dubbio se sia primario proteggersi o proteggere il ricordo di chi si è amato. Affrontano una graduale presa di coscienza della solitudine, cullate da una memoria che si fa assenza per divenire nuova presenza. Il fotografo intercetta il loro sguardo, nascosto da un vetro opaco che le pone in una dimensione onirica, in scatti realizzati senza alcuna post produzione: ci rammenta che l’acqua è specchio, che lo specchio è occhio, che l’esistenza sfuma oltre il velo del reale. Tra memoria e oblio, la vita si manifesta nel sogno.
Francesca Bogliolo
BIO
Nato nel 73, vive e lavora in Liguria. Ha esposto a Barcellona, Bruxelles, Rotterdam, Arles, Torino, Genova, Roma, Monaco di Baviera, Adria, in collettive e personali.
Nell’edizione del 2013 di Paratissima è stato premiato con la serie di foto acquatiche “Non affoghi nel fiume”. Nel 2016 ha vinto il primo premio alla Biennale d’arte contemporanea di Salerno con “Anedonia”. Nel 2017 ha esposto al Voies Off di Arles per la Riccardo Costantini Contemporary di Torino. E’ autore del libro fotografico “Essenze Invisibili”, in cui ha fotografato tre bambini con sindromi neurologiche.
DOVE E QUANDO
ARTiglieria – Ex Scuderie