Bruno Agnorelli
Bruno Agnorelli nasce a Siena nel 1997, si dissocia dalla sua biografia e sta facendo in modo che i suoi lavori lascino intendere il suo vissuto. Le sue opere, infatti, parlano per conto dell’autore e del percorso che le ha portate ad esistere nell’epoca in cui si collocano. La sua tecnica di modulazione della forma, si alterna come in un eterno ritorno tra il digitale e l’analogico, con l’unico scopo di perseguire l’essenza della figura nella sua più cruda narrativa.
Farsi in quattro
Il lavoro di ricerca
Il fine ultimo della ricerca di Bruno è il punto d’incontro tra scrittura, pittura e grafica. L’artista non può dipingere se non che la minima composizione utile a materializzare l’idea. Ogni ulteriore traccia decorativa oggi, serebbe anacronistica. La pittura non ha più tempo, né di essere prodotta né contemplata. Altro ha preso il suo posto. Il disegno comunque, rimane il silenzioso pilastro dell’ideazione. Bruno scrive per immagini, al pari della parola infatti, solo il disegno cattura il pensiero.
Paratissima Factory - The Exhibition IV
Figure fatte vol.1
Le frasi idiomatiche fanno parte del linguaggio corrente e ricorrente: i proverbi e i modi di dire sono molto frequenti nel parlare quotidiano e profondamente radicati, seppur in modalità differenti, in tutte le culture. Servono a caratterizzare e colorare i discorsi, creano
nell’interlocutore effetti di stupore, addolciscono concetti poco digeribili o semplicemente ne calcano il significato.
Ma da dove vengono? Come hanno fatto a sopravvivere al tempo, alle mode e alle generazioni? La risposta deve trovarsi nel loro inconsueto utilizzo. Probabilmente ne abbiamo più bisogno di quanto crediamo e sono ormai parte integrante della nostra cultura e del nostro modo di essere.
Segnali stradali del quieto vivere, didascalie dell’essere. Sono cuscinetto della sfera sociale su cui riposa l’impegno della critica e che trova ristoro nella precisione cristallina che, nel tempo, queste frasi si sono conquistate.
In questo primo capitolo di un work in progress pressoché interminabile, l’artista individua alcune frasi idiomatiche della lingua italiana e le scompone, le frammenta, ne studia il significato storico ed infine le elabora graficamente mettendo in evidenza l’inevitabile approccio soggettivo alla loro interpretazione, riflettendo quindi sulla nostra identità linguistica e sul loro utilizzo.
La riproducibilità dell’immagine diventa l’obiettivo primario e la scelta della tecnica e della materia utilizzata passa in secondo piano poiché determinate dallo spazio espositivo. Riproducibilità per assicurare la maggior adattabilità possibile. Riprodurre per riflettere sull’inevitabile approccio soggettivo all’interpretazione.
A cura di Giuditta Mottura e Arianna Sollazzo