Materia Madre
a cura di Margherita Caselli e Paola De Pasquale
Le parole “madre” e “materia” sono accomunate dalla stessa radice latina -mater: entrambi i termini richiamano la sostanza, la pienezza, la presenza. Diventare madre crea materia. La gestazione, per la madre, vuol dire farsi ambiente, trasformarsi in un luogo da condividere con una persona che ancora non conosce, suo figlio. In una società in cui alle donne è richiesto di occupare meno spazio possibile, una madre incinta oltrepassa i confini normalmente attribuiti a un corpo femminile, risultando così deforme, e quindi mostruosa.
Diventare madre azzera il tempo, e ne fa iniziare uno nuovo. Gli anni si scoprono essere fatti di mesi, i mesi di settimane, le settimane di giorni. Così, come per la Vergine Maria – la cui gravidanza ha fatto ripartire il calendario del mondo occidentale – anche per ogni altra donna incinta il tempo ricomincia dal concepimento. La gravidanza è un'attesa intima e carica di aspettative, il cui silenzio viene rotto da un pianto assordante che stravolgerà tutto: è il fischio d’inizio, per la madre e per il bambino.
Essere incinta contempla l’unione più intima e la separazione più dolorosa: raddoppia le emozioni, la fame, la fatica e l’amore, che diventa “viscerale più di qualunque altro sentimento”, come scrive Roberta Dapunt.
Essere madre è la prima delle performance. La gestazione è un processo irreversibile perché una volta partorito non esisterà più un tempo in cui la madre non sarà tale. È una performance senza fine, il cui sipario non calerà mai: uno spettacolo di cui la società sarà il critico principale e la madre l’attrice in proscenio. La maternità è anche l’unica prova che prevede un processo di modificazione fisica così estremo che il risultato è un’altra persona, stravolgendo il corpo materno in soli nove mesi.
Il grembo di una donna incinta – gonfio, appesantito, sanguinante, brulicante di altra vita – è un’immagine forte, disturbante, che spesso viene nascosta a favore di visioni rosee e lattiginose. Il progetto espositivo intende indagare le rappresentazioni del materno concentrandosi sull’esperienza reale e oggettiva, eliminando quel morbido strato di ovatta che avvolge da sempre in modo artificioso e ingannevole la maternità, con rappresentazioni edulcorate. Fino a che ora si può essere madri e da che ora si può ritornare ad essere persone?