Meet our curators: Laura Tota

Laura Tota

curatrice sezione di fotografia

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Spesso la vita ci presenta occasioni uniche che ci aiutano a fare chiarezza su ciò che siamo o che vorremmo essere/diventare. C’è un momento preciso a cui puoi ricondurre la tua decisione di intraprendere la carriera del curatore?

Credo sia stato nell’inverno 2016, quando una mattina mi sono svegliata assolutamente controvoglia per raggiungere il mio posto di lavoro e guardandomi allo specchio mi ero detta: “Io questa vita non la voglio fare”. Ero appena tornata da una delle mie tante e brevi fughe in giro per l’Italia e l’Europa per vedere qualche mostra. In quel caso ero letteralmente scappata a Stoccolma per visitare il Fotografiska, un vero tempio della fotografia contemporanea. Credo di essermi licenziata da lì a breve. Un salto nel vuoto incredibile.

Hai la possibilità di dedicare una mostra personale a un artista che più di altri senti vicino al tuo modo di sentire e intendere l’arte contemporanea: quale artista sceglieresti di curare?

Non dovendo pormi limiti, mi piacerebbe curare un progetto della fotografa Alex Prager, fotografa e regista americana con uno sguardo incredibile sulla fragilità e sulla forza delle donne. La sua sensibilità e il suo occhio cinematografico sono in grado di rapire lo spettatore e trascinarlo nei suoi vortici ossessivi attraverso un utilizzo ben preciso della composizione e del linguaggio fotografico: la riconoscerei tra mille!

Fare il curatore oggi vuol dire affrontare diversi aspetti legati all’arte contemporanea: dalla stesura del testo critico all’allestimento, passando per la promozione dei progetti curati e la selezione delle opere da includere. Qual è l’aspetto che ti piace di più?

Sicuramente, la curatela in ambito fotografico permette al curatore di spaziare in modo assoluto: la possibilità di giocare con i formati e i supporti apre scenari inimmaginabili che possono supportare la narrazione in modo incisivo e attirare il pubblico. Direi senza dubbio l’ideazione del progetto espositivo. Ovviamente, è un lavoro che andrebbe realizzato in collaborazione con un exhibit designer.

Per molti artisti, “un curatore è per sempre”: che rapporto hai con gli artisti che hai curato nel tempo? Hai un ricordo piacevole legato a un incontro/mostra o a una collaborazione?

Conservo sempre dei rapporti incredibili con tutti i fotografi che seguo e stimo: molti di loro poi diventano amici, senza però dimenticare il rapporto di professionalità che ci lega. Mi piace seguirli nella loro crescita, anche da lontano, e gioisco per ogni loro singola conquista.