Meet the artist: Intervista ad Alketa Delishaj

Dal primo amore per David Hockney alla passione per le sue eleganti ed evanescenti tuffatrici, Alketa Delishaj ci invita a catturare su carta i momenti che furono, mantenendo l’attenzione sul presente, fonte di ispirazione e creatività. 

Le tue coordinate, anagrafiche e geografiche.

Sono nata nel maggio dell’82 in Albania nella provincia di Scutari, una località circondata dalle alpi e dal lago di Scutari, a pochi chilometri dal confine che divide l’Albania e il Montenegro. Vivo a Verona da quasi 20 anni con un passaporto italo-albanese.

Verona mi ricorda molto il mio paese: lago, fiumi e montagne fanno di questi due luoghi quasi un’unico posto. Si assomigliano in tante cose geograficamente parlando.

Definiresti il tuo percorso formativo lineare o atipico?

Ho pochi, impalpabili ricordi per definire il mio percorso, soprattutto per quanto riguarda la fase iniziale: un po’ come succede per il proprio vissuto, il mio lavoro ha subito cambiamenti e non si è mai fermato. In questo momento lo definirei lineare, lo si percepisce guardando le mie ultime opere.

5 #anni20 serie tuffatori, Alketa Delishaj,, grafite su carta, 30x24 cm, 2019

Ogni artista si differenzia per uno stile particolare, dato da una sommatoria di fattori differenti. La tua ricerca predilige un mezzo espressivo o una tecnica in particolare? Nelle tue opere vi è qualcosa di inevitabilmente ricorrente, a livello di soggetto o messaggio? Quali sono i tratti distintivi della tua ricerca? 

Qualche anno fa ho iniziato una serie di opere sui giochi d’infanzia, vecchie fotografie sono diventate scene per quadri e installazioni oniriche dei tempi che furono.

Ad oggi sento la necessità di continuare la ricerca di vecchie fotografie capaci di raccontare altre realtà. La curiosità mi ha portato indietro di 100 anni, ho preso come modello proprio le prime tuffatrici donne della storia che gareggiarono nella disciplina del trampolino alle Olimpiadi di Anversa nel 1920, nonché altre precorritrici quali Jane Fauntz e Katherine Rawls.

Le tue fonti di ispirazione. Da dove scaturiscono le idee di nuovi progetti o lavori? Attualità, letture, circostanze casuali oppure ossessioni personali?

La lettura è conoscenza, è una delle tante mie fonti di ispirazione.  Negli anni a venire, la gente ci chiederà “cosa hai fatto durante il grande blocco?” Ci sono stati molti momenti nella storia in cui il volto dell’arte è cambiato a causa di situazioni sociali, economiche e pandemiche e credo che questa sia una di quelle volte. Traggo ispirazione da tutto ciò che accade attorno a me, attualità compresa.

Il primo amore non si scorda mai. Qual è l’opera o l’artista che in qualche modo ha lasciato un segno nel tuo percorso?

Amo moltissimo gli impressionisti tutti… ma l’artista che più ammiro è David Hockney.

The Swim di Alketa Delishaj, Terracotta, 15x6x5 cm, 2019

Il rapporto/confronto tra artista emergente e curatore: lo definiresti necessario, occasionale o superfluo?

In Italia noto una carenza di qualità curatoriale, quando questa è invece fondamentale per noi artisti nel momento in cui si ha bisogno di qualcuno che curi i nostri lavori.

Stai lavorando a qualche progetto futuro in particolare? Una mostra o una serie di opere nuove?

Il 16 maggio di questo 2020 avrei presentato la mia personale in una galleria a Torino, ma l’evento a causa lock-down è stato rimandato in data da definire.

Credo che tutti i miei progetti, ma non solo i miei, abbiano subito momenti di incertezze.

Nel mondo mutato dopo questo blocco, avremo bisogno di nuovi modi più intelligenti per interagire con l’arte. Credo che la realtà virtuale sia la risposta e la mia esperienza lo dimostra: sto realizzando alcune opere inedite che verranno stampate in copia numerata da 100 pezzi da un’azienda di Londra e che verranno messe in vendita online.

Le donne per la prima volta sul trampolino 1920, Alketa, grafite su carta 30x24 cm, 2019

Se un giovane ti chiedesse un consiglio su cosa è indispensabile per un artista agli esordi? 

Io insegno pittura da qualche anno sia a ragazzi che adulti, quello che dico sempre a loro è di avere tanta determinazione e di lavorare tanto. 

La prima opera d’arte venduta segna una svolta, attesta il passaggio da un livello di produzione privato e personale a una dimensione professionale.  Che ricordi hai in merito? A parte la mera transazione economica, tra artista e collezionista normalmente si crea un rapporto elettivo di scambio reciproco?

La mia prima opere venduta è stata una grande emozione.

Negli anni ho conosciuto diversi collezionisti che mi hanno seguita e supportata anche quando la mia arte ha avuto dei cambiamenti.

Tre hashtag indispensabili per definire la tua poetica e a cui non potresti mai rinunciare…

#tuffatrice #swimmers #sport

#olimpiadi2020 IV, Alketa Delishaj, acrilico su carta, 70x50 cm, 2019

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