Meet the artist: alla scoperta del “Dark Side” di Ketra

Tra borchie, feticismo e opere dal mood underground, Elena Pizzato (in arte Ketra) ci racconta il suo animo gotico e la sua passione per l’esoterismo: perché l’atto di specchiarsi non sempre vuol dire solo riconoscersi.

Le tue coordinate, anagrafiche e geografiche.

Mi chiamo Elena Pizzato e mi firmo Ketra per la mia passione per l’esoterismo. Ketra è l’arcano maggiore XXI e rappresenta il mondo. I suoi significati sono positivi, è associato al compimento di un’impresa, alla conclusione felice di un ciclo di esistenza o di un progetto e alla dimensione del viaggio. Lo porto con me sin dall’inizio del mio percorso artistico, è il mio daimon.

Sono nata nella cittadina di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, esattamente alle ore 17 dell’ultimo giorno del primo mese del 1979. Da anni vivo a Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, mi sento bassanese d’anima e castellana d’adozione.

Definiresti il tuo percorso formativo lineare o atipico?

L’arte ha avuto, e tuttora ha, un suo posto nella mia famiglia. Ci sono nata e cresciuta grazie alla mamma pittrice e al papà fotocompositore, la sensibilità e la passione per la creatività in tutte le sue declinazioni è nel nostro dna. L’Accademia di Belle Arti di Venezia ha sigillato ufficialmente questo legame. Nella mia vita dunque il filo rosso dell’arte alla fine si è sempre dipanato in maniera costante.

MADELEINE SMITH, KETRA, tecnica mista, 85x57x11 cm, 2020

Ogni artista si differenzia per uno stile particolare, dato da una sommatoria di fattori differenti. La tua ricerca predilige un mezzo espressivo o una tecnica in particolare? Nelle tue opere vi è qualcosa di inevitabilmente ricorrente, a livello di soggetto o messaggio? Quali sono i tratti distintivi della tua ricerca? 

Adoro sperimentare materiali diversi, in particolar modo lavorare con i tessuti. Ce ne sono moltissime varietà, ognuna col suo carattere e potere attrattivo, sia a livello visivo che tattile. Delle borchie, poi, non posso farne a meno: hanno quell’allure punk che rende tutto più accattivante. Nella mia ricerca il leitmotiv è il mondo femminile nella sua accezione dominante e combattiva, una sorta di “girlpower”, non senza però le sue note noir. Ma non è un mio diktat, è una sensazione che arriva dalla fruizione dell’opera compiuta.

Le tue fonti di ispirazione. Da dove scaturiscono le idee di nuovi progetti o lavori? Attualità, letture, circostanze casuali oppure ossessioni personali?

L’ispirazione è dietro l’angolo, ti fa le imboscate. E’ come un flash, da quell’attimo unisci più cose e dettagli contemporaneamente ed ecco l’opera come sarà. E’ un’alchimia di più suggestioni ed esperienze vissute, incluse fobie e ossessioni naturalmente. Anche i viaggi hanno la loro influenza: ti aprono la mente, scoprire nuovi modi di vivere e scorci di mondo, meraviglie che non avresti mai immaginato, ti scuote l’anima e ti spinge a vedere oltre. Rimango però convinta di una cosa: nulla si improvvisa, la conoscenza e lo studio di ogni fenomeno artistico, dai classici agli happening attuali, è necessario per dare profondità e autenticità alla propria poetica.

Il primo amore non si scorda mai. Qual è l’opera o l’artista che in qualche modo ha lasciato un segno nel tuo percorso?

Il primo artista che mi ha colpito è stato Enrico Castellani e le sue raffinate estroflessioni. Con il solo il telaio e dei chiodi crea la magia. Geometrie perfette in tensione, una geniale intuizione. E poi le installazioni di Monica Bonvicini, potenti.

LE SORELLE PAPIN, KETRA, tecnica mista, 22X16 cm cad, 2018 Pezzo Unico

Il rapporto/confronto tra artista emergente e curatore: lo definiresti necessario, occasionale o superfluo?

Il rapporto col curatore è essenziale per avere lo “scontro” con la realtà. Il parere del critico o curatore professionista è un passaggio obbligatorio se si vuole entrare ufficialmente nell’arena dell’arte. L’artista crea, il curatore traghetta il pubblico verso il suo mondo. E’ un lavoro molto difficile, ci deve essere empatia, o meglio “affinità elettiva”, altrimenti diventa mera operazione economica.

Stai lavorando a qualche progetto futuro in particolare? Una mostra o una serie di opere nuove?

In questo periodo sto lavorando al progetto “La Sala degli Specchi”, è una serie di opere in work in progress composta da specchi e specchiere che “riflettono” il mio studio attorno ai concetti di femminilità, identità pubblica e privata tra favola e realtà contemporanea. Gli specchi mi affascinano, perché rappresentano oggetti che racchiudono molteplici storie di vita, hanno riflesso chissà quanti volti e situazioni che noi non potremo mai conoscere, custodiscono misteri. Alle pagine di questi “misteriosi libri” io non faccio che aggiungere le mie storie, a volte favolistiche, a volte ispirate a fatti reali.

LECOSECHENONTIHODETTO, KETRA, Specchiera barocca e borchie coniche di acciaio 100x95 cm, 2015

Se un giovane ti chiedesse un consiglio su cosa è indispensabile per un artista agli esordi? 

Partecipare alle fiere di settore e ai concorsi ufficiali per mostrare il proprio lavoro è fondamentale. Decisiva è poi l’umiltà nell’approcciarsi agli attori del sistema artistico. Prepararsi alle critiche è un passo obbligato, ma a forza di lottare ognuno riuscirà a trovare il proprio pubblico.

La prima opera d’arte venduta segna una svolta, attesta il passaggio da un livello di produzione privato e personale a una dimensione professionale.  Che ricordi hai in merito? A parte la mera transazione economica, tra artista e collezionista normalmente si crea un rapporto elettivo di scambio reciproco?

La mia prima opera l’ho venduta per merito di un incontro casuale con un gallerista che, incuriosito dall’opera esposta a una mostra collettiva a cui partecipavo, mi ha contattato. E’ stata una grande soddisfazione, in quel momento non ho pensato affatto al guadagno, è stata  pura emozione, è una piccola grande conquista che ti motiva a continuare. Il rapporto che si crea è speciale, è una connessione mentale che va oltre la parola, è fatta di sensazioni.

Tre hashtag indispensabili per definire la tua poetica e a cui non potresti mai rinunciare…

#darkside #gothicfairytale #girlpower

MADAME POPOVA, KETRA, tecnica mista , 72X48X10 cm, 2020

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