Nel 2014 è nato N.I.C.E., acronimo di New Independent Curatorial Experience: un corso per curatori che si è dimostrato sia occasione formativa che luogo di esperienza pratica.
Con un’impostazione orientata prevalentemente al lavoro sul campo, le 8 allieve sono state coinvolte nella cura di 7 mostre dalle tematiche trasversali. Le esposizioni organizzate dalle giovani curatrici, selezionando gli artisti da invitare tra quelli iscritti a Paratissima 2014, rappresentano i fiori all’occhiello della manifestazione. Ognuna delle mostre prende nome da una canzone, costituendo così nel complesso una sorta di “playlist virtuale”, una colonna sonora che guida il visitatore alla scoperta dei nostri artisti emergenti.
Ecco gli 8 progetti curatoriali di N.I.C.E. 2014!
ALTROVE – A cura di Roberta Finessi
La curiosità, nutrimento della nostra anima, è una necessità che ci accompagna da sempre e che ci spinge a migrare in cerca di nuove esperienze. Se da un lato il nostro subconscio aspira alla stabilità, dall’altro è nomade e desideroso di perdersi nel mondo. È una necessità metafisica che ci permette di sopravvivere alla monotonia e all’alienazione della vita moderna. Altrove si prefissa di accompagnare lo spettatore in questo viaggio, di fargli conoscere la sfumatura più interiore del suo io e di farlo immedesimare nelle esperienze fisiche o mentali degli artisti. Una camminata borderline che permetterà di abbandonare la realtà per poi ritornarvi desiderosi di cercare il proprio altrove.
BOUNDARY LINE – A cura di Alice Giacometti
Il confine è inteso come una linea irreale, immaginaria, che separa e definisce due o più realtà. Queste possono essere artistiche, visive, fisiche o territoriali. Una soglia intesa come limite che, se superato o alterato, può dar vita a nuove dimensioni. L’arte oggi travalica qualsiasi confine. Le opere presentate in mostra delineano un’intersezione di visioni disorientanti, percorsi che trasmettono un senso di turbato smarrimento. Il fruitore, muovendosi in un’alternanza di molteplici interpretazioni, si ritrova così senza riferimenti. Ciò che dava sicurezza svanisce, le barriere si sgretolano sotto la spinta di energie innovatrici, alla ricerca di significati altri.
IRONIC – A cura di Giada Cavalli
Quante facce ha l’ironia? Immaginiamo un filo che si dipana dalla matassa della finzione, legandosi saldamente alla verità. Umorismo, derisione, sarcasmo e satira, talvolta agli antipodi, congiungono più dimensioni. Un filo dalla consistenza mutevole, sottile e corposo a un tempo. Fare dell’ironia non è quindi un processo unico, ma comporta sfumature differenti, mostrandosi attraverso il paradosso, che mette in discussione ogni certezza. Andando in contrasto all’opinione comune, quello che si raggiunge di primo acchito è un senso di stupore, superato poi dalla necessità di riflettere. l’arte del beffare e dell’essere beffati esprime critiche irrisorie su tematiche sociali e nascoste.
PEOPLE ARE STRANGE. Conoscersi, riconoscersi, nascondersi – A cura di Francesca Carosso
Nella spirale del relativismo, la realtà perde la sua oggettività frantumandosi. L’io si dissolve in una moltitudine di identità. Uomini e donne indossano maschere che variano a seconda di ruoli e situazioni, confondendosi nella folla o emergendone in un guizzo di autoaffermazione. People are strange tenta di scindere le varie forme di identità presentandone una vivace rassegna. Il rapporto che ognuno ha con se stesso, con il suo io più profondo o con il suo corpo, è affiancato all’immagine che gli altri hanno di noi o che cerchiamo di fargli percepire. In una sorta di patchwork di volti, la mostra ricuce la disgregazione dell’io accostando chi ha coscienza di sé a chi cerca rifugio nell’imitazione dell’identità altrui.
PLACE TO BE – A cura di Valeria Amalfitano e Sara Covanti
Place to Be, luogo in cui stare. O in cui essere? Il progetto muove dalla questione dell’abitare, concetto che implicitamente suggerisce una riflessione sulla relazione tra uomo e spazio urbano, ma in grado di includere, in un’accezione più porosa, una lettura divincolata dal lessico architettonico. Dall’abitare primigenio, dell’origine, l’indagine si allarga alla relazione con la natura, con la città e lo spazio domestico, per lasciare il passo a uno sguardo sui luoghi più intimi dell’abitare, spazi mentali di evasione e rifugio. L’idea sottesa alla mostra è quella di esplorare i confini permeabili di un concetto che, nel suo significato essenziale, è carattere costituente del nostro essere nel mondo.
R.A.M. Random Access Memories – A cura di Simonetta Pavanello
Siamo corpi di memoria. Possediamo cellule elaborate ad accesso casuale che come la polvere, stratificano i ricordi. Esistono viaggi di “memorie” diverse che tessono infinite trame, sogni e luoghi interferiti dai vuoti delle dimenticanze. Le opere seguono una successione cronologica, in una sorta di mappa crittografata. L’atavica memoria del corpo e dell’inconscio, i flashback che ci riportano a vite parallele, i sogni e l’oblio nel quale ci perdiamo, così come la malattia che ci porterà alla morte rappresentano le tappe di un percorso eterogeneo. Decriptare il codice di accesso significa possedere la volontà di rievocare.
YOUR PERCEPTION – A cura di Federica Corlazzoli
La percezione è ciò che di più arbitrario esiste. Dipende dalla natura di chi osserva, dall’immenso bagaglio di immagini che il nostro cervello custodisce. Queste, al momento più opportuno, si attivano nel processo di creazione di senso. La percezione è soggettiva ma è governata da meccanismi oggettivi che ognuno di noi attua inconsciamente e meccanicamente. Your perception cerca di cogliere come una medesima immagine possa essere in grado di generare un’infinità di interpretazioni. La mostra vuole indagare come le sensazioni che ognuno di noi ha della realtà scaturiscano dal profondo, come queste variano al mutare delle condizioni di fruizione, quali spazio, luce e prospettiva.