Paratissima, per sua natura, è un luogo di incontro e scambio che condensa e mescola artisti e pubblici, moltissime persone diverse, che si portano dietro pluralità di sguardi, esperienze, idee. Una manifestazione accogliente, che vede l’arte come una festa e un luogo aperto a tutti, inclusivo. Ciò ne costituisce la ricchezza, e la sfida, ma soprattutto la libertà.
Questa nuova edizione è la diciassettesima, la prima nata progettualmente dopo due anni di pandemia, di revisione del mondo e della vita, di transito in un futuro che sarà molto diverso dal passato, anche se ancora imperscutabile e in scrittura completa. Un’epoca epocale, che segna il prima e il dopo di una comunità globale, che tale si è resa finalmente conto di essere. Il tema naturale è il dibattito e il confronto su quanto stia accadendo, su un’esistenza da ridisegnare e costruire insieme, a livello individuale e collettivo. Un tema che tutti trattiamo, sui giornali, nei film, quando prendiamo il caffè al bar, nelle cene con gli amici… È il tema perché è la vita, tutta, ad essere coinvolta e sconvolta. E riguarda ognuno.
Così, Paratissima non si dà un tema per questa edizione, ma si trasforma in un laboratorio che prende la forma di una grande stanza di ascolto.
Si mette in ascolto degli artisti che la animano: loro daranno il tema, i temi. Loro, che sono avamposti, vibrisse, antenne. Occhi aperti in uno spazio dove non si usa la vista ma la percezione, quella di cui gli artisti hanno il dono. Questo è il ruolo sociale degli artisti, che sono degli sciamani, e tali devono rimanere. Azioni poetiche e politiche sono le opere e le pratiche artistiche, che forniscono scintille ed epifanie su dimensioni parallele, sensibili anche se invisibili, di un cosmo comune non sempre fatto di materia tangibile.
C’è un’opera perfetta che incarna tutto ciò e che Paratissima ha scelto come immagine 2021, un grande arazzo dell’artista americana Scarlett Rouge, dove una donna cammina in equilibrio nello spazio profondo, tra flussi energetici ed elettricità vibrante che tracciano una teoria di connessioni. Un arabesco di fluidi e flussi che tutto abbraccia.
Questa creatura ha il mondo per testa, in testa. Attorno, una galassia di occhi si aprono e scrutano una notte che è luce e profondità, non buio, una notte come quella di cui parla Alda Merini nella sua poesia dedicata agli artisti, I poeti lavorano di notte. Occhi come gemme, fiori colorati, diversi, stupiti e curiosi. Sono vite, spiriti, intuizioni.
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Questo vorrebbe essere Paratissima quest’anno con Exhibit and Fair, presentando un gruppo selezionato di artisti, lavorando con loro su ogni aspetto dei singoli progetti, dalla scelta delle opere al loro allestimento, alla narrazione e formalizzazione in mostra. Una fiera di mostre, esposizioni personali e collettive che entrano in dialogo negli spazi, con connessioni e familiarità sottili che le legano e si fanno reciprocamente produttive.
Dall’insieme delle opere, gli artisti ci forniscono visioni e letture, spunti, sensibilità e suggestioni che diventano l’identità della manifestazione, i temi, coinvolgendo il pubblico in maniera empatica e non didascalica, senza proclami.
È un riconoscimento al valore fondativo dell’arte, la sua funzione nella società, la sua voce, che non va addomesticata né sofisticata, perché essa non prende forme conformi e didattiche ma si propone come un’interferenza e un’avanguardia universale. D’altronde, gli avanguardisti erano reparti che precedevano, a scopo di sicurezza, truppe in marcia durante le guerre.
Olga Gambari, Direttrice Artistica di Paratissima
I poeti lavorano di notte
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini