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Marzo 2020 – oggi. Un passato che è ancora presente nei ricordi e nel quotidiano di ognuno, lasciando spazio a sentimenti contrastanti, paure ancora vive, speranze sempre più forti.

Gli artisti in mostra raccontano il proprio vissuto e la propria rinascita attraverso uno storytelling vario ed eterogeneo.

Vediamo un senso di comunità e appartenenza che vuole vincere sulla solitudine del confinamento, come narrato da Albery e Ceppa che contrappongono un “dentro” e un “fuori”, come anche fa Gentile: fuori è libertà ma anche paura, dentro è protezione ma anche emarginazione; analisi analoga anche quella di Simona Muzzi, testimone di un fantastico incontro alieno su questa terra immobile, dal tempo sospeso.

Vediamo Chiaralice che cerca forza nella solitudine e nel chiarore di una casa ormai vuota, Mariconti un riscatto personale per un viaggio lontano che non sa quando potrà realizzarsi, Siri0 un’ancora nella poesia che sempre lo accompagna, soprattutto nei paesaggi retrò e labili che immortala.

Ammiriamo poi la fluidità degli scatti di Monia Monea, come dipinti che raccontano la mutabilità libera e soggettiva di questo periodo surreale, l’ammonimento di Roberto Dovesi all’ingenuità del self care che porta all’abbandono delle priorità ed infine loro. Proprio  le priorità. L’unione, il sostegno, la cura nelle mani che si intrecciano sotto gli occhi di Francesca Robiolio.