Duy Nguyen
Duy Nguyen è un artista norvegese-vietnamita. Le sue opere spaziano tra fotografia, design e video. La sua pratica artistica esplora come i ricordi influenzano le esperienze personali e collettive ricercando se stesso. Ha esposto alla Norwegian National Art Exhibition, PH21 Gallery Budapest, Collective Oslo, 706 Youth Space Beijing, Art Vue Expo, e altro ancora. Duy ha anche ricevuto sovvenzioni dal Consiglio Norvegese delle Arti.
Phantom lineage
Displaced memories #7
Phantom Lineage è il progetto conclusivo della residenza di Duy Nguyen a Paratissima Factory. Quando ho incontrato Duy per la prima volta, mi è sembrato avere subito le idee chiare: voleva sfruttare questa sua permanenza per spingere ancora oltre il suo senso di estraneità rispetto ai luoghi che vive. Duy è figlio di rifugiati dalla guerra del Vietnam e si è trasferito con sua madre in Norvegia quando era molto piccolo. Il suo sentirsi straniero è una costante della sua biografia emotiva, la ricerca di un ancoraggio identitario costituisce il cuore della sua pratica fotografica, a volte a-temporale e fortemente concettuale concettuale, altre contemporanea e molto concreta.
Dopo la morte di sua madre nel 2018, Duy ha perso quel piccolo legame con le sue origini e capisce che con lei è sparita anche la maggior parte della sua storia familiare: prende subito forma la consapevolezza di come non tutti abbiano il privilegio di poter accedere a un archivio familiare, così come la certezza che il suo sia costituito solo ed esclusivamente dalla sua memoria. Pochissime sono le fotografie del passato della sua famiglia, ancora meno i documenti scritti. Come si fa a ri-costruire la propria mappa identitaria se non se ne conoscono le coordinate? In Phantom Lineage, Duy esplora soggettivamente sentimenti, ricordi ed esperienze legate alla sua infanzia da immigrato e straniero con uno sguardo che indaga il passato con gli occhi del presente e il futuro con la consapevolezza del qui e ora. Questo processo permette a Duy di riscrivere la sua storia e provare a reclamare quanto è perduto. La ricerca di Duy si muove tra la fotografia analogica e l’arte digitale, tra la percezione e la realtà, tra la verità e la sua messa in scena, cercando di riempire i vuoti del ricordo attraverso la creazione di simulacri plausibili di sé. L’importanza della tecnologia nell’aiutare a preservare (e in questo caso a ricostruire) un proprio archivio diventa centrale.