Gennifer Deri
Gennifer Deri vive e lavora in Italia. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Carrara presso la cattedra di pittura di Gianni Dessì presentando una prima tesi sull’arte cinetica e programmatica, e una successiva su Arte e Femminismo, entrambe accompagnate da un progetto fotografico.
Fin dall’inizio l’artista si interessa alle neuroscienze, alla fisica quantistica, al rapporto tra reale e virtuale, conducendo una ricerca artistica dove, attraverso un uso sperimentale della fotografia e di particolari software algoritmici, riflette sulla possibilità di fornire una nuova visione dell’immagine e dello spazio, in cui l’osservatore possa immergersi e ri-significarsi mettendo così in discussione se stesso e l’abitudine percettiva con cui è abituato a vedere la realtà.
Decrypt for-mat
Decrypt for-mat è un esperimento nato da due letture di neuroscienza: “Percezioni. Come il cervello costruisce il mondo” di Beau Lotto e “Percezioni di realtà” di Albert Hoffman. Un tentativo di portare le persone a mettere in discussione la percezione di sé, a mettere in discussione la propria identità e a prendere in considerazione il fatto che non esiste una percezione oggettiva di realtà, bensì la percepiamo e la significhiamo in base a quello che è il nostro bagaglio educativo-culturale. La questione è che noi crediamo di vedere, ma per la maggior parte vediamo attraverso costrutti visivi indotti dalla società in cui viviamo, automatismi percettivi che incorporiamo nel nostro io e che iniziamo a percepire come realmente nostri e come nostro pensiero.
Uno di questi grandi mostri indotti è proprio la non percezione del corpo perché la società ha sempre mostrato il corpo, nella maggior parte dei casi quello femminile, legato ad una sfera di desiderio e vanità, dandogli così un’accezione negativa che lo traspone in una dimensione celata e non veritiera di cui non si deve parlare. Ma paradossalmente, se lo si mostra, lo si inscrive in un contesto destinato a un certo pubblico maschile. In Decrypt for- mat ho cercato di proporre il corpo da ri-abitare come campo d’indagine per le infinite possibilità che riveste invece nell’esistere per ciò che è e per ciò che può essere; un corpo che si fa simultaneamente catalizzatore, strumento comunicativo, una sorta di climatizzatore che permette una pulizia dell’ossigeno, fornendo la visione di una nuova possibilità di esistenza e di identità:riedificando quindi il concetto di corpo stesso. Interrogandosi sulle potenzialità delle tecnologie digitali, Gennifer Deri riflette sulla possibilità di fornire una nuova visione d’immagine e di spazio nel quale l’osservatore s’immerga ed inizi così a ri-significarsi e ri-percepirsi come persona, al di sopra di ogni differenza ed automatismo. Partendo dall’immagine di un corpo, che non è dato come il comune percepito piuttosto come percepibile e mutevole, l’artista arriva ad una sua elaborazione astratta e infinitesimale attraverso l’uso di diversi software algoritmici, con l’obiettivo di decostruire e modellare in forma nuova lo spazio-corpo in cui viviamo ed iniziare così ad abitarla in una forma nuova.