Giulia Longo
À ma mere
L’unheimlich di Freud. Il perturbante, ciò che è familiare e allo stesso tempo misterioso, recondito, in quanto emergente da un luogo temporale non completamente risolto. Una sorta di rebus, un’urgenza con la quale venire a patti attraverso l’agency. Un tentativo di disfare i nodi del passato in una rete di connessioni fluide, un tessuto rizomatico che rivendica un suo diritto d’essere e una sua logica.
Con à ma mere, Giulia Longo cerca di ricostruire la sua infanzia e il rapporto con sua madre attingendo alla memoria: una memoria rielaborata e fissata attraverso la fotografia e resa fluida con il video.
Con le foto d’archivio della sua famiglia il tema dell’infanzia prende un respiro più ampio e diventa un dialogo inter-generazionale, una riflessione sul mutamento e su questi oggetti che sono ciò che resta di chi non c’è più, anch’essi portatori di agency e di un’aura qui nous affecte, il cui meccanismo rimane inspiegabile, come il punctum di Barthes.
Contacts
giulialongo1992@gmail.com
Bio
Nasce nel 1992. Comincia a fotografare con una Nikon FM2 e una Rolleicord.
Ha poi studiato all’Accademia di Belle Arti di Versailles.
Transizioni identitarie è la sua prima mostra personale, tenutasi a Roma presso la galleria Parioli Fotografia, all’interno della Roma Art Week nell’ottobre 2017.
Studia antropologia culturale a Venezia e attualmente porta avanti un progetto sull’immigrazione.