• Nicoletta Deva Tortone
a cura di Simonetta Pavanello
Lavorare con Nicoletta Deva Tortone, significa immergersi in realtà parallele dalle quali è difficile uscirne illese, occorre saper modulare istinto, intelletto e sentimento, mettersi con pazienza ad ascoltare il cuore, il suo cuore, ma anche il proprio.
La mostra parte da un ricordo legato alla famiglia.
Come per le opere precedenti dedicate al padre Stefano Che strana cosa le maschere e Ballata per padre giovane, la collaborazione con la poetessa e amica Giulia Capotorto è nodale per cogliere lo spirito che aleggia in casa Tortone.
Senza allontanarsi troppo dall’ormeggio affettivo, ora l’incipit è un motivetto canticchiato per lei bambina dalla madre Josephine, che ritorna come leitmotiv nei ricordi della donna adulta.
La Piccinina era un pezzo famoso interpretato da Carlo Buti, ma anche il vezzeggiativo usato dalla mamma per la piccolina che la rincorreva ovunque. Seguire il filo dei ricordi e controllare le emozioni si fa complesso, ci si affida alla poliedrica produzione artistica, al racconto e alla gestualità che sono caratterizzanti della personalità di Nicoletta. E così lei racconta non una ma due vite, la sua e quella della sorella Rinella che si intrecciano
indissolubilmente, sostanziale angelo custode, complice indulgente di uno spirito eletto che vola alto e non si può trattenere. Nicoletta è da leggere attraverso le parole e gli sguardi, gli improvvisi cambi d’idea e frustrazioni, se non ci si compenetra, lei ti taglia fuori.
E così, una normale giornata di lavoro si trasforma in qualcosa di travolgente. Le confessioni e le rivelazioni, le risate e le lacrime agli occhi, sono lasciate abbandonate alla spiaggia vuota di Alassio.
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