L’intelligence livrée a elle-même

•Jérémy Magniez

a cura di Elisa Ambrosio e Margot Ambrosio

Artisti, filosofi, scienziati, esploratori, cercano tutti di svelare i misteri dell’universo. Grazie al loro lavoro collettivo o solitario si uniscono per superare i limiti del tangibile.

L’opera di Jérémy interroga la concetto di scelta attraverso la rappresentazione di architetture fantasmagoriche.

L’artista cerca di descrivere i suoi incubi con lucidità rappresentandoli sotto forma di costruzioni in movimento, che animano le nostre agitazioni interiori.

L’anatomia del terrore, la fisionomia della paura, tutto è legato da un tratto ossessivo che accompagna l’osservatore nelle sue emozioni più remote. Da qui emerge l’angoscia di un mondo in perpetuo declino.

Le sue visioni si materializzano tramite universi fantastici dove l’umano non è più che una presenza meccanica che disputa la sua esistenza con il vegetale. Questo si traduce in una distorsione della percezione sensoriale dell’individuo racchiusa in una perspettiva senza via di fuga, circoscritta all’interno di universi chiusi o condannati alla loro immutabile ripetizione.

La meccanica di una terra automa ripete all’infinito il movimento assurdo di un occidente alla deriva.

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