La connessione con la parte più emotiva e recondita evoca già di per sé una discesa entro se stessi; no scavare che riverbera nel contesto marmoreo della cava. La maschera, simbolo di ambiguità e identità multiple per eccellenza, cela il suo volto, proteggendolo dal mondo. È solo nel riflesso – entro una dimensione liquida e quindi, metaforicamente, inconscia, intima e introspettiva – che essa può esplodere, rivelando così l’Io, nella sua forma più autentica, in tutta la sua nudità e vulnerabilità. Il frammento si ricongiunge all’intero e restituisce un imponderabile senso di vertigine.
Testo critico a cura di Mattia Lapperier