Sanatorium

Sanatorium

a cura di Maria Carmela D’Angelo e Sara Maietta

Il genere umano, con le sue ossessioni, il malessere, il fallimento o il timore di fallire, esorcizza il dolore mediante il processo creativo e la condivisione. Il rimedio e la cura passano attraverso la costruzione di immagini e oggetti dalla funzione catartica, capaci di esibire una realtà interiore non facile da raccontare o metabolizzare attraverso i canonici strumenti di comunicazione.

In questo modo, il disagio del singolo diventa universale e la propria esperienza si rispecchia in quella della collettività, posta di fronte a un nemico invisibile, ma familiare.

La natura stessa del termine “curare” rimanda a un rassicurante immaginario di protezione che però non può limitarsi a una mera finalità riparatrice, ma afferisce alla capacità di accettare e accogliere la sofferenza, fisica o emotiva, spesso provocata da fattori endogeni incontrollabili. L’atto curativo si trasforma così in una ricerca di senso: spesso i benefici legati al percorso terapeutico e all’ostensione del dolore coincidono con l’effettiva quanto anelata guarigione.

La condivisione indiretta con l’altro si rende, così, più efficace della cura stessa, sia essa farmacologica o psichiatrica: la guarigione è intesa come accettazione e rielaborazione del disagio, proprio come accadeva nei Sanatoria del secolo scorso. In queste amene strutture di cura, i degenti trovavano sollievo emotivo e spirituale nella creazione, stimolati dall’incontro e dal confronto empatico tra menti affini. Il rimando al luogo del Sanatorio è dunque metafora del malessere che, solo se condiviso, può essere metabolizzato: in quei luoghi «in cui si mutano i propri concetti», come scrisse Thomas Mann ne La montagna incantata, il processo di cura non era tanto orientato a un concreto debellamento del male, quanto più alla sua accettazione e rielaborazione.

Se affrontare il malessere permette di analizzare e indagare nuove prospettive, verso un processo di riconciliazione con sé stessi che si attua proprio tramite lo scambio con il prossimo, Sanatorium si presenta in questi termini come un microcosmo, in cui l’esternazione del disturbo assume una positiva valenza di rigenerazione.

Leggi l’intervista a Sara Maietta, Best NICE Curator 2021 -> qui

GLI ARTISTI SELEZIONATI

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Raffaella Baldassarre – Dolore

Maria Carmela D'Angelo

Sara Maietta

INFO&CONTATTI:

sanatorium.nice2021@gmail.com

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