Simone Benedetto
Simone Benedetto nasce nel 1985 a Torino, dove vive e lavora.
Dopo essersi laureato all’Accademia Albertina di Belle Arti in Scultura e Arti Plastiche, sono state fondamentali per la sua formazione artistica e personale le esperienze praticate all’estero; l’artista ha infatti intrapreso e conseguito importanti percorsi di studio nelle accademie di Valencia e Lisbona, proseguendo in ambito scultoreo sia l’attività espositiva personale, sia quella lavorativa. Benedetto è considerabile uno scultore tra i più versatili e poliedrici della contemporaneità: la sperimentazione dei materiali (pietre dure, bronzo, cemento, resine e siliconi), la combinazione delle tecniche plastiche e la commistione di linguaggio realistico e visionario consentono di affrontare tematiche sociali spinose e complesse, mostrando la contraddittorietà del quotidiano con un intimo e originale sguardo critico. Le sue opere suggeriscono all’osservatore domande insolubili ma necessarie, scandagliando tematiche come il rapporto tra uomo e feticcio, il dialogo tra l’età adulta e l’infanzia, l’alienazione dell’epoca odierna e la repressione sentimentale di un momento storico in cui, sempre più pericolosamente, l’oggetto tende a sostituire il soggetto.
Animal soul
La metamorfosi ritorna nelle sculture di Simone Benedetto (Torino, 1985) che si muovono su archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia e la scoperta del proprio essere. L’artista sembra immedesimarsi nella scultura che prende forma pezzetto di argilla dopo pezzetto, il gesto è attento e ogni pressione è calibrata. Se si osserva l’artista al lavoro sembra che più che dare forma stia dando vita all’opera. La serie “Animal Soul” presenta opere dalla fisionomia immediatamente leggibile che simboleggiano una trasformazione che è soprattutto psicologica, legata allo sviluppo della personalità e della libera espressione dell’indole tipico dell’infanzia. Il pensiero puro è rappresentato da giovani esseri umani ancora in stretto contatto col proprio io.
È loro il vero sentire senza pregiudizio, esattamente nel proprio tempo. Forse la frase di Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” non è poi così utopistica: evoca la forza contaminatrice della bellezza stessa capace di produrre e diffondere bellezza al proprio intorno, solo che ci si fermi ad osservarla e ascoltarla. Così come la lentezza. Parafrasando: la lentezza salverà il mondo.