SIMONE D’ANGELO _Or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Virus

SIMONE D’ANGELO

Or: How I Learned to Stop Worrying and Love
the Virus

Dal primo giorno di quarantena mi sono dato due regole: non pensare troppo al “dopo” e non accettare videochiamate. All’inizio l’eccezionalità della situazione è stata una scossa di adrenalina, ma con il passare dei giorni è scesa e lentamente ci si abitua.

In campagna, dove vivo, gli effettivi visivi del coronavirus sono meno eclatanti e questa decentralità rispetto al cuore degli eventi può essere frustrante. Viceversa, le stradine adiacenti sono una piccola valvola di sfogo per vincere il senso di claustrofobia.

Ho iniziato a fotografare ciò che si trova all’interno del perimetro di casa, o poco al di fuori, senza l’idea di voler raccontare qualcosa. È stata piuttosto una diversa forma di ginnastica che ha reso più sopportabile l’isolamento.

Comunque, alla fine, un paio di videochiamate le ho accettate.
Anagni, Marzo-Maggio 2020

Fotografo (nato nel 1978), Simone D’Angelo ha frequentato la Masterclass Luz Academy tenuta a Roma da Massimo Mastrorillo con i collettivi CESURA e Discipula. Con “I must have been blind” e “Santabarbara”, due progetti sui suoi luoghi di nascita, Simone riceve premi e riconoscimenti in diversi festival e concorsi come Leica Talent, Premio Tabo e Umbria Photo Fest ed è stato tra i finalisti del premio Portfolio Italia 2018.

Ha esposto in festival come Fotoleggendo Roma e Riaperture Ferrara. Simone è anche un visual designer diplomato all’Istituto Europeo di Design. Come fotografo è alla ricerca di una sua visione personale su progetti a lungo termine, investigando la linea sottile tra realtà e finzione.

DOVE E QUANDO

Ph.ocus – About Photography

27 novembre / 8 dicembre 

ARTiglieria – Ex Galoppatoio

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