• Alice Tamburini
a cura di Simonetta Zoffoli
Alice Tamburini dipinge solitudini che cercano un nome, non esiste titolo finchè il soggetto dell’opera non si riconosce in qualcuno e così trova corpo. I suoi personaggi si fanno persone: l’insperato adeguamento di un oggetto al desiderio dell’artista, per dirla con Roland Barthes. Gino Balena invece investiga l’uomo con un interesse verso la sua origine arcaica, i miti ancestrali e le favole antiche, come quella del figlio di Dedalo. Nelle figure, che popolano le sue opere, c’è la sofferenza dello sforzo, per liberarsi della corporeità, c’è la caduta, come nel sogno di
Icaro, che cede alla gravità della terra.
Entrambi scavano, scorticano, a volte a graffito, come fa Balena in affreschi che hanno ceduto al tempo parte di sè, o addirittura strappano, lavano e ridipingono, con un’operazione di sottrazione, per giungere all’essenza dell’essere umano.