• Roberta Petrone
a cura di Clio Flego
L’evoluzione personale dell’artista è rappresentata da un viaggio attraverso la serie di opere proposte che, ammiccando alla poetica di Greenaway con una precisione maniacale e all’esistenzialismo ontologico descritto dalla trascendenza di Karl Jaspers, propongono cinque momenti catartici affrontati nella vita dall’artista.
Elementi alchemici che combinati creano un esistenzialismo ossessivo e brutale, anche definiti come “stanze”, reali luoghi nei quali rifugiarsi per parlare alla nostra parte più nascosta. Le emozioni istintuali che caratterizzano la personalità dell’artista, diventano chiavi semantiche per descrivere i capitoli che l’hanno definita nel suo personale processo di crescita.
Utilizzando come fonte d’ispirazione elementi naturali sinuosamente femminili, l’artista utilizza tavole di legno per plasmare il suo duplice immaginario. Se da una parte la figura della donna si associa alla possenza dell’albero, l’idea della vita che si crea affondando le sue radici nella terra per portare in grembo un nuovo seme, dall’altra l’artista imprime nel legno la sofferenza silenziosa che la donna porta con sé, lasciando un segno indelebile dall’incisione del torcersi dei rami, che come braccia lasciano fluire la linfa di sangue e radici.
Un messaggio di allarme e allo stesso tempo un invito a una distruzione necessaria che, liberandoci dai filtri della nostra coscienza, ci apre all’unico vero, genuino dialogo con noi stessi: uno sguardo puro e disilluso alla nostra più profonda natura.